
Gelatina Al Lime E Altri Mostri
«Il medico legale non ha idee sull’arma». Hardin osservò il nuovo partner di Kyle con un’occhiata in tralice. «Attrezzo da giardinaggio o meno che sia. Hai dubbi sul fatto che sia collegato al precedente, Monroe?»
Kyle scosse la testa. «No. Stesse ferite. Ora della morte. Non la stessa area, ma comunque lungo il fiume. Va bene se andiamo a dare un’occhiata alla scena?»
«Questa è un’investigazione congiunta, quindi vai laggiù. E non tenerlo per te se scopri qualcosa. Non mi interessa se è una qualche strana cosa psichica che voialtri pensate che la gente normale non capirebbe».
Quella frecciatina sul voialtri. Kyle strinse la mascella mentre il suo stomaco si rigirava lentamente. Quattro mesi prima, lui non era stato niente di speciale. Solo uno dei tanti poliziotti che facevano il loro lavoro. Adesso era uno di loro, uno dei freak che il dipartimento utilizzava per gestire i crimini bizzarri e inspiegabili; un male sgradevole ma necessario per molti poliziotti normali. Vikash alzò lo sguardo dal suo blocchetto, la penna ancora posizionata sulla pagina. «Quello era un commento razzista, detective?»
Hardin sputacchiò. «Cosa? Cazzo, no. Ma la vostra centrale è piena di tipi strani. Lo sai questo, vero?»
«Non ho idea di cosa intenda». L’espressione neutra di Vikash non diede a Hardin nulla su cui lavorare, e Kyle lottò per reprimere una risata, quasi asfissiandosi nel farlo.
«Va bene, penso che abbiamo tutto quello che ci serve qui. Ti aggiornerò via email», riuscì a dire quando riscoprì come respirare.
Lasciarono Hardin a borbottare e Vikash rimase quasi stoico quando tornarono nell’auto. L’unico cambiamento? Quel maledetto sorriso era tornato.
«Ti piace giocare con le persone, vero?»
«Sì». Vikash mise via il blocchetto. Neanche una risatina. «Alla scena del crimine?»
«Beh, di sicuro non stiamo andando alla Batcaverna».
Quello gli fece ottenere in cambio un suono strozzato. Forse quella era una risata, o Vikash stava reprimendo un colpo di tosse. «Chiamerò per vedere se Loveless e Zacchini possono raggiungerci lì».
«Talenti utili?»
«A volte».
Di nuovo oltre il fiume, di nuovo nello strano silenzio che Kyle stava ancora cercando di rompere. Avrebbe voluto che Vikash facesse un piccolo sforzo. Il silenzio andava bene, ma non quel silenzio strano e spinoso.
«Allora i tuoi genitori venivano dall’India?»
«No. Perché?»
Kyle dovette letteralmente stringere la presa sul volante per impedirsi di colpire il suo partner. «Uh… per il tuo nome?» I tuoi splendidi, fitti capelli neri. La tua pelle ridicolmente bella. Il tuo lungo naso nobiliare da sopra cui guardare le persone dall’alto in basso.
«Mamma pensava fosse forte».
«Ah-ah». Kyle non se la beveva, ma Vikash tornò in modalità statua e lui aveva bisogno di ricaricare la sue energie di socializzazione prima di tentare di farvelo uscire di nuovo.
C’erano tecnici della scientifica ancora sulla scena, ma Kyle ebbe il loro permesso di ficcanasare intorno ai confini. Il corpo era stato trovato all’estremità del fiume, ancora in acqua per metà. Le foto del momento del ritrovamento mostravano che la giovane donna era morta in un attimo di abietto terrore, la sua espressione paralizzata in un urlo di morte.
Procedettero in modo cauto, a tratti scivolando, giù lungo la riva, con gli occhi a terra in cerca di qualunque cosa fosse insolita e per rispetto al terreno sdrucciolevole.
Kyle slittò nel fango, allargando le braccia anche se non c’era alcun ramo a cui aggrapparsi. Una mano forte gli afferrò un gomito, rimettendolo in equilibrio. Per un singolo istante, l’espressione di Vikash mostrò della preoccupazione ansiosa, prima che la sua condiscendente serenità tornasse.
«Magari tu e le tue gambette tozze dovreste restare su in cima».
«Chiudi il becco». Bella risposta, Kyle. Davvero sarcastica e pungente.
Ogni ulteriore battuta fu affossata dall’arrivo di Loveless e Zacchini. In un cappello a tesa larga e con i guanti nonostante l’inverno mite, Loveless era in alto sull’argine con la bocca in una linea seccata.
«Amanda, cara, dovrai aiutarmi se ti aspetti che io riesca a scendere lì da Kyle».
L’agente Zacchini alzò gli occhi al cielo, ma prese il suo partner dalla vita, una mano serrata sotto il gomito, per sostenere i suoi passi incerti giù per l’argine. Vikash fece quella cosa con un sopracciglio verso Kyle.
«Vampiro», sussurrò lui. «La luce del giorno è davvero un problema per lui. Ma penso gli piaccia l’attenzione».
«Sai che ti sento», disse piccato Loveless. «Vuoi dirmi cosa sto cercando?»
«Non ne sono sicuro. Ti colpisce qualcosa che non dovrebbe esserci? Qualcosa che non odora di umano?»
«Sulla riva di un fiume. Stai scherzando».
«Vorrei poter essere più specifico. Non ho un granché ancora».
Carrington Loveless III, adorato figlio unico di una ricca famiglia di Main Line, sospirò mentre fissava le sue scarpe un tempo pulite sguazzare nel terreno paludoso. Chiuse gli occhi e trasse un profondo respiro attraverso il naso, si accucciò, girando la testa, e inspirò di nuovo.
«C’è… qualcosa». Loveless tese in fuori una mano e attese fin quando Zacchini lo stava tenendo saldamente prima di alzarsi. Tirando su col naso come un cane antidroga, camminò per parecchi metri seguendo la corrente e poi si fermò. «Qualcosa di strano».
«Kyle». Vikash puntò un dito e prese l’altro braccio di Loveless per impedirgli di fare un altro passo. «Lì nel fango. Credi che potremmo far fare qualche foto a uno dei ragazzi della scientifica?»
Stringendo con una mano la schiena dell’uniforme di Vikash in modo da non cadere in acqua, Kyle si sporse per guardare cosa avesse trasformato il suo collega in una natura morta. Proprio dove l’acqua incontrava la terra, con le onde del fiume che si davano da fare per lavarla via, c’era l’impronta di… qualcosa. Forse. Quattro lunghe fessure più vicine all’acqua con un segno ovale dietro di esse. Se era l’impronta di un piede, doveva essere più grande del lavello di una cucina.
«Carrington? È un’impronta?» chiese a bassa voce, come se parlare forte potesse lavarla via.
«Sì. Oh, decisamente sì». Loveless rabbrividì.
Kyle chiamò l’unità della scientifica e ben presto qualcuno stava scattando delle foto. Non che sarebbero state di molto aiuto se non fossero riusciti a capire cos’era quella cosa, figurarsi trovarla.
«Qualche idea?» chiese Kyle al loro vampiro. «Di cosa odora?»
«Freddo. Viscido. Duro».
«Come può qualcosa odorare di duro?»
«Non lo so», mormorò irritato Loveless. «Amanda, non posso farcela. Per favore».
Kyle alzò lo sguardo su Zacchini, rendendosi conto con una certa irritazione che tutti i presenti erano più alti di lui. «Tu senti qualcosa, Amanda? E lui sta facendo il tragico?»
Zacchini fece spallucce. «Niente. Acqua che scorre. Cose che vivono nel fango. E no. Non può simulare quel colorito grigio. Meglio che lo porti in auto prima che finisca di faccia nel fango. Serve che ti porti in spalla, Carr?»
«No, no». Loveless mise la mano nella curva del braccio che gli stava offrendo. «Ce la farò, grazie».
Un rapido esame del terreno nelle vicinanze non rivelò altre di quelle strane impronte e, quando si voltò per suggerire che tornassero su, Kyle trovò Vikash a fissare Loveless e Zacchini che andavano via.
«Che c’è?»
Vikash esitò prima di chiedere: «Stanno… insieme?»
Cristo su un’ostia, il Signor Perfettino è in imbarazzo? «Perché, perché si prende tanta cura di lui?»
«Serve che se ne prenda cura?»
Kyle fece spallucce. «È un tantino delicato, il nostro vampiro. Non lo è sempre stato, ho sentito dire. Agente decorato, pugile amatoriale prima di essere trasformato. Ma no, non stanno insieme. A lui piacciono più gli atleti Neanderthaliani e a lei le donne artistiche e umorali. Entrambi si fanno spezzare il cuore».
«Ah». Vikash si avviò su per la discesa e Kyle pensò che quella fosse la fine di una lunga conversazione per loro fino a quando il suo partner parlò di nuovo, ancora in quello strano tono confuso: «Ho chiesto perché pensavo che magari lei lo nutrisse. Se se la cava così male alla luce del giorno».
«Ah. No. Ricorda, siamo tutti alquanto strani. Loveless può bere solo sangue scremato. Lo chiama così. I pacchetti che ottiene dalla banca del sangue sono etichettati globuli rossi lavati. Niente piastrine, niente plasma, basso conteggio di globuli bianchi. Sta davvero male col sangue intero».
«Credo mi serva un programma. Con delle note a piè di pagina».
«Nah. Stanza degli agenti piccola. Saprai troppo di tutti entro una settimana».
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