Оценить:
 Рейтинг: 0

Maria (Italiano)

Автор
Год написания книги
2023
Теги
1 2 3 4 5 ... 11 >>
На страницу:
1 из 11
Настройки чтения
Размер шрифта
Высота строк
Поля
Maria (Italiano)
Jorge Isaacs

Il romanzo ? incentrato sulla travagliata relazione d'amore tra due giovani: Efra?n, un contadino della regione del Cauca, e Mar?a, sua sorella adottiva. Questa storia d'amore si svolge in un luogo bellissimo della Colombia.La storia del romanzo segue Mar?a ed Efra?n e il loro amore perfetto. Vengono descritti anche i luoghi in cui le cose accadono: la natura del Cauca e l'aspetto della fattoria chiamata El Para?so. Si creano cos? tre ambienti, tutti reali ma visti in modo speciale. ? come un viaggio in un mondo nostalgico che fa sembrare magici l'amore e i luoghi. La fine della storia cambia il famoso racconto antico del Giardino dell'Eden. In questo caso, significa perdere la casa, la persona amata e il bellissimo paesaggio.Oltre a questa storia principale, ci sono molti racconti che si intrecciano tra loro. Molti riguardano l'amore, come quello di Maria ed Efraim, e si svolgono nello stesso mondo.

Jorge Isaacs

Maria (Italiano)

Capitolo I

Ero ancora un bambino quando fui portato via dalla casa paterna per iniziare gli studi presso la scuola del dottor Lorenzo Mar?a Lleras, fondata a Bogot? qualche anno prima e famosa in tutta la Repubblica dell'epoca.

La notte prima del mio viaggio, dopo la sera, una delle mie sorelle entr? nella mia stanza e senza dirmi una parola di affetto, perchе la sua voce era piena di singhiozzi, mi tagli? alcuni capelli dalla testa: quando usc?, alcune delle sue lacrime erano scese sul mio collo.

Mi addormentai tra le lacrime e provai come un vago presentimento dei molti dolori che avrei sofferto in seguito. Quei capelli strappati dalla testa di un bambino, quella cautela dell'amore contro la morte di fronte a tanta vita, fecero vagare la mia anima nel sonno su tutti i luoghi in cui avevo trascorso, senza capirlo, le ore pi? felici della mia esistenza.

Il mattino seguente mio padre sciolse le braccia di mia madre dalla mia testa, bagnata di lacrime. Le mie sorelle le asciugarono con dei baci mentre mi salutavano. Maria attese umilmente il suo turno e, balbettando il suo addio, premette la sua guancia rosea sulla mia, raggelata dalla prima sensazione di dolore.

Pochi istanti dopo seguii mio padre, che nascose il suo volto al mio sguardo. I passi dei nostri cavalli sul sentiero di ciottoli annegarono i miei ultimi singhiozzi. Il mormorio delle Sabaletas, i cui prati si trovavano alla nostra destra, diminuiva di minuto in minuto. Stavamo gi? aggirando una delle colline lungo il sentiero, su cui dalla casa si vedevano viaggiatori desiderosi; volsi lo sguardo verso di essa, cercando una delle tante persone care: Maria era sotto le viti che ornavano le finestre della stanza di mia madre.

Capitolo II

Sei anni dopo, gli ultimi giorni di un agosto lussuoso mi accolsero al mio ritorno nella valle natale. Il mio cuore traboccava di amore patriottico. Era gi? l'ultimo giorno di viaggio e mi stavo godendo la mattina pi? profumata dell'estate. Il cielo aveva una pallida sfumatura azzurra: a est e sopra le imponenti creste delle montagne, ancora semidivorate, vagava qualche nuvola dorata, come la garza del turbante di una ballerina dispersa da un soffio amoroso. A sud fluttuavano le nebbie che avevano avvolto le montagne lontane durante la notte. Attraversai pianure di prati verdi, irrigate da ruscelli il cui passaggio era ostacolato da bellissime mucche, che abbandonavano i pascoli per inoltrarsi nelle lagune o lungo i sentieri voltati da pini in fiore e da frondosi alberi di fico. I miei occhi si erano fissati avidamente su quei luoghi seminascosti al viaggiatore dalle chiome degli antichi boschetti; su quei casolari dove avevo lasciato persone virtuose e amichevoli. In quei momenti il mio cuore non sarebbe stato commosso dalle arie del pianoforte di U***: i profumi che inalavo erano cos? piacevoli rispetto a quelli dei suoi abiti lussuosi; il canto di quegli uccelli senza nome aveva armonie cos? dolci per il mio cuore!

Rimasi senza parole davanti a tanta bellezza, di cui credevo di aver conservato il ricordo perchе alcune mie strofe, ammirate dai miei compagni di corso, ne avevano pallide sfumature. Quando in una sala da ballo, inondata di luce, piena di melodie voluttuose, di mille profumi mescolati, di sussurri di tanti abiti femminili seducenti, incontriamo quella che sognavamo a diciotto anni, e un suo sguardo fuggitivo ci brucia la fronte, e la sua voce rende per un istante mute tutte le altre voci, e i suoi fiori lasciano dietro di sе essenze sconosciute; allora cadiamo in una prostrazione celeste: la nostra voce ? impotente, le nostre orecchie non sentono pi? la sua, i nostri occhi non possono pi? seguirla. Ma quando, con la mente rinfrancata, ci torna alla memoria ore dopo, le nostre labbra mormorano le sue lodi in un canto, ed ? quella donna, ? il suo accento, ? il suo sguardo, ? il suo passo leggero sui tappeti, che imita quel canto, che il volgo creder? ideale. Cos? il cielo, gli orizzonti, le pampas e le cime del Cauca fanno cadere in silenzio chi li contempla. Le grandi bellezze del creato non possono essere viste e cantate allo stesso tempo: devono tornare all'anima, impallidita da una memoria infedele.

Prima che il sole tramontasse, avevo gi? visto la casa dei miei genitori bianca sul fianco della montagna. Avvicinandomi, contai con occhi ansiosi i grappoli dei suoi salici e degli aranci, attraverso i quali vidi le luci che si diffondevano nelle stanze poco dopo.

Finalmente respirai quell'odore mai dimenticato del frutteto che si era formato. Le scarpe del mio cavallo scintillavano sul selciato del cortile. Sentii un grido indefinibile, era la voce di mia madre: mentre mi stringeva tra le braccia e mi avvicinava al suo seno, un'ombra cadde sui miei occhi: un piacere supremo che commuoveva una natura vergine.

Quando cercai di riconoscere nelle donne che vedevo le sorelle che avevo lasciato da bambine, Maria era in piedi accanto a me e i suoi occhi dalle palpebre larghe erano velati da lunghe ciglia. Il suo viso si copr? del pi? straordinario rossore quando il mio braccio si stacc? dalle sue spalle e le sfior? la vita; e i suoi occhi erano ancora umidi mentre sorrideva alla mia prima espressione affettuosa, come quelli di un bambino il cui pianto ha messo a tacere le carezze di una madre.

Capitolo III

Alle otto ci recammo nella sala da pranzo, situata in una posizione pittoresca sul lato orientale della casa. Da l? potevamo vedere le creste spoglie delle montagne sullo sfondo stellato del cielo. Le aure del deserto attraversavano il giardino raccogliendo profumi per venire a giocare con i cespugli di rose intorno a noi. Il vento volubile ci ha permesso di ascoltare per qualche istante il mormorio del fiume. Quella natura sembrava mostrare tutta la bellezza delle sue notti, come per accogliere un ospite amichevole.

Mio padre si sedette a capotavola e mi fece mettere alla sua destra; mia madre si sedette a sinistra, come al solito; le mie sorelle e i bambini erano seduti in modo indistinto e Maria era di fronte a me.

Mio padre, diventato grigio in mia assenza, mi rivolgeva sguardi di soddisfazione e sorrideva in quel modo malizioso e dolce che non ho mai visto su altre labbra. Mia madre parlava poco, perchе in quei momenti era pi? felice di tutti quelli che la circondavano. Le mie sorelle insistevano per farmi assaggiare le merendine e le creme; e arrossiva chiunque le rivolgessi una parola lusinghiera o uno sguardo indagatore. Maria mi nascondeva tenacemente gli occhi; ma potevo ammirare in essi la brillantezza e la bellezza di quelli delle donne della sua razza, in due o tre occasioni in cui, suo malgrado, incontravano i miei; le sue labbra rosse, umide e graziosamente imperative, mi mostravano solo per un istante la velata primariet? dei suoi bei denti. Portava, come le mie sorelle, i suoi abbondanti capelli castano scuro in due trecce, una delle quali era sormontata da un garofano rosso. Indossava un vestito di mussola leggera, quasi blu, di cui si vedeva solo una parte del corpetto e della gonna, perchе una sciarpa di fine cotone viola le nascondeva il seno fino alla base della gola bianca e opaca. Mentre le trecce erano girate dietro la schiena, da dove rotolavano quando si chinava per servire, ammirai la parte inferiore delle sue braccia deliziosamente tornite e le sue mani curate come quelle di una regina.

Quando la cena fu terminata, gli schiavi sollevarono le tovaglie; uno di loro recit? il Padre Nostro e i loro padroni completarono la preghiera.

La conversazione divenne quindi confidenziale tra i miei genitori e me.

Maria prese in braccio il bambino che dormiva sulle sue ginocchia, e le mie sorelle la seguirono nelle stanze: l'amavano molto e si contendevano il suo dolce affetto.

Una volta in salotto, mio padre baci? la fronte delle figlie e se ne and?. Mia madre volle farmi vedere la stanza che era stata riservata a me. Le mie sorelle e Maria, ora meno timide, volevano vedere l'effetto che facevo con la cura con cui era decorata. La stanza si trovava in fondo al corridoio sul davanti della casa; l'unica finestra era alta quanto un comodo tavolo; e in quel momento, con le ante e le sbarre aperte, rami fioriti di rosai entravano da essa per finire di decorare il tavolo, dove un bel vaso di porcellana blu teneva indaffaratamente nel suo vetro gigli e gigliette, garofani e campanelle di fiume viola. Le tende del letto erano di garza bianca, legate alle colonne con ampi nastri rosati; e vicino alla testata del letto, vicino a una finezza materna, c'era la piccola Dolorosa che mi era servita per i miei altari quando ero bambina. Alcune carte geografiche, comodi sedili e un bel set da toilette completavano il corredo.

–Che bei fiori! -esclamai vedendo tutti i fiori del giardino e il vaso che copriva il tavolo.

–Maria si ricordava quanto ti piacevano", osserv? mia madre.

Ho girato gli occhi per ringraziarlo, e i suoi occhi questa volta sembravano faticare a sopportare il mio sguardo.

–Mary", dissi, "li terr? per me, perchе sono nocivi nella stanza dove dormi.

–? vero? -rispose; "li sostituir? domani".

Com'era dolce il suo accento!

–Quanti ce ne sono?

–Tanti; saranno riforniti ogni giorno.

Dopo che mia madre mi ebbe abbracciato, Emma mi tese la mano e Maria, lasciandomi per un attimo con la sua, sorrise come nell'infanzia sorrideva a me: quel sorriso smagliante era quello del bambino dei miei amori infantili sorpreso nel volto di una vergine di Raffaello.

Capitolo IV

Dormivo tranquillamente, come quando nella mia infanzia mi addormentavo ascoltando una delle meravigliose storie di Pietro lo schiavo.

Ho sognato che Mary era entrata per rinnovare i fiori sul mio tavolo, e che uscendo aveva sfiorato le tende del mio letto con la sua gonna di mussola fluente punteggiata di fiorellini blu.

Quando mi sono svegliata, gli uccelli svolazzavano tra le fronde degli alberi di arancio e di pompelmo e i fiori d'arancio hanno riempito la mia stanza con il loro profumo non appena ho aperto la porta.

La voce di Maria giunse allora alle mie orecchie dolce e pura: era la voce della sua bambina, ma pi? profonda e pronta a prestarsi a tutte le modulazioni della tenerezza e della passione. Oh, quante volte nei miei sogni un'eco di quello stesso accento ? giunta alla mia anima, e i miei occhi hanno cercato invano quel frutteto dove l'ho vista cos? bella in quella mattina d'agosto!

La bambina, le cui innocenti carezze erano state tutto per me, non sarebbe pi? stata la compagna dei miei giochi; ma nelle dorate sere d'estate avrebbe passeggiato al mio fianco, in mezzo al gruppo delle mie sorelle; l'avrei aiutata a coltivare i suoi fiori preferiti; la sera avrei sentito la sua voce, i suoi occhi mi avrebbero guardato, un solo passo ci avrebbe separate.

Dopo aver sistemato un po' i miei abiti, aprii la finestra e vidi Maria in una delle strade del giardino, accompagnata da Emma: indossava un abito pi? scuro della sera precedente e il suo fazzoletto viola, legato in vita, ricadeva a fascia sulla gonna; i suoi lunghi capelli, divisi in due trecce, nascondevano in parte la schiena e il seno; lei e mia sorella avevano i piedi nudi. Portava un vaso di porcellana un po' pi? bianco delle braccia che la reggevano, che durante la notte riempiva di rose aperte, scartando quelle meno umide e rigogliose in quanto appassite. Lei, ridendo con la sua compagna, intingeva le sue guance, pi? fresche delle rose, nel vaso traboccante. Emma mi scopr?; Maria se ne accorse e, senza voltarsi verso di me, cadde in ginocchio per nascondermi i piedi, si slacci? il fazzoletto dalla vita e, coprendosi le spalle, finse di giocare con i fiori. Le figlie nubili dei patriarchi non erano pi? belle nelle albe in cui raccoglievano i fiori per i loro altari.

Dopo pranzo, mia madre mi chiam? nella sua stanza da cucire. Emma e Maria stavano ricamando vicino a lei. Arross? di nuovo quando mi presentai, ricordando forse la sorpresa che le avevo involontariamente fatto la mattina.

Mia madre voleva vedermi e sentirmi sempre.

Emma, ora pi? insinuante, mi fece mille domande su Bogot?; pretese che descrivessi gli splendidi balli, i bei vestiti delle signore in uso, le donne pi? belle dell'alta societ? di allora. Loro ascoltavano senza lasciare il loro lavoro. Maria a volte mi lanciava un'occhiata distratta, o faceva commenti bassi alla sua compagna al suo posto; e quando si alzava per avvicinarsi a mia madre per consultarsi sul ricamo, potevo vedere i suoi piedi splendidamente calzati: il suo passo leggero e dignitoso rivelava tutta la fierezza, non depressa, della nostra razza, e la seducente modestia della vergine cristiana. I suoi occhi si illuminarono quando mia madre espresse il desiderio che io impartissi alle ragazze alcune lezioni di grammatica e geografia, materie in cui non avevano grandi conoscenze. Fu deciso che avremmo iniziato le lezioni dopo sei o otto giorni, durante i quali avrei potuto valutare lo stato delle conoscenze di ciascuna ragazza.

Qualche ora dopo mi dissero che il bagno era pronto e vi andai. Un arancio frondoso e corpulento, traboccante di frutti maturi, formava un padiglione sull'ampio specchio d'acqua di cave brunite: molte rose galleggiavano nell'acqua: sembrava un bagno orientale, ed era profumato con i fiori che Maria aveva raccolto la mattina.

Capitolo V

Erano passati tre giorni quando mio padre mi invit? a visitare le sue tenute nella valle e io fui obbligata ad accontentarlo, perchе avevo un vero interesse per le sue imprese. Mia madre era molto ansiosa che tornassimo presto. Le mie sorelle erano rattristate. Mary non mi preg?, come loro, di tornare nella stessa settimana, ma mi segu? incessantemente con gli occhi durante i preparativi del viaggio.

Durante la mia assenza, mio padre aveva migliorato notevolmente la sua propriet?: una fabbrica di zucchero bella e costosa, molti moggi di canna da zucchero per rifornirla, ampi pascoli con bovini e cavalli, buone mangiatoie e una lussuosa casa di abitazione costituivano le caratteristiche pi? notevoli dei suoi possedimenti nelle terre calde. Gli schiavi, ben vestiti e soddisfatti, per quanto sia possibile esserlo nella servit?, erano sottomessi e affettuosi con il loro padrone. Trovai uomini ai quali, da bambini, poco tempo prima, avevo insegnato a tendere trappole per i chilacoas e i guatines nei boschetti: i loro genitori e loro tornavano a trovarmi con segni inequivocabili di piacere. Solo Pedro, il buon amico e fedele ayo, non si faceva trovare: aveva versato lacrime mentre mi metteva a cavallo il giorno della mia partenza per Bogot?, dicendo: "amore mio, non ti vedr? pi?". Il suo cuore lo avvertiva che sarebbe morto prima del mio ritorno.

Ho notato che mio padre, pur rimanendo un padrone, trattava i suoi schiavi con affetto, era geloso del buon comportamento delle sue mogli e accarezzava i bambini.

Un pomeriggio, al tramonto, mio padre, Higinio (il maggiordomo) e io stavamo tornando dalla fattoria alla fabbrica. Loro parlavano del lavoro fatto e da fare; io ero occupato da cose meno serie: pensavo ai giorni della mia infanzia. L'odore particolare dei boschi appena abbattuti e quello delle pi?uelas mature; il cinguettio dei pappagalli nei guaduales e nei guayabales vicini; lo scampanio lontano di qualche corno di pastore, che risuonava tra le colline; il castigo degli schiavi che tornavano dalle loro fatiche con gli attrezzi sulle spalle; gli squarci visti attraverso i canneti mutevoli: Tutto ci? mi ricordava i pomeriggi in cui le mie sorelle, Maria e io, abusando di qualche licenza tenace di mia madre, ci divertivamo a raccogliere guaiave dai nostri alberi preferiti, a scavare nidi nelle pi?uelas, spesso con gravi ferite alle braccia e alle mani, e a spiare i pulcini di parrocchetto sulle recinzioni dei recinti.

Mentre ci imbattevamo in un gruppo di schiavi, mio padre disse a un giovane nero di notevole statura:
1 2 3 4 5 ... 11 >>
На страницу:
1 из 11

Другие аудиокниги автора Jorge Isaacs