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Божественная комедия / Divina commedia

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2015
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Поля
mosse di prima quelle cose belle;

s? ch’a bene sperar m’era cagione

di quella fiera a la gaetta[5 - gaetto = variopinto, screziato] pelle

l’ora del tempo e la dolce stagione;

ma non s? che paura non mi desse

la vista che m’apparve d’un leone.

Questi parea che contra me venisse

con la test’ alta e con rabbiosa fame,

s? che parea che l’aere ne tremesse.

Ed una lupa[6 - ed una lupa – tre peccati nell’Inferno; la lonza corrisponderebbe alla frode, il leone alla violenza, la lupa all’incontinenza], che di tutte brame

sembiava[7 - sembiare = sembrare] carca ne la sua magrezza,

e molte genti fе gi? viver grame,

questa mi porse tanto di gravezza

con la paura ch’uscia di sua vista,

ch’io perdei la speranza de l’altezza.

E qual ? quei che volontieri acquista,

e giugne ‘l tempo che perder lo face,

che ‘n tutti suoi pensier piange e s’attrista;

tal mi fece la bestia sanza[8 - sanza = senza] pace,

che, venendomi ‘ncontro, a poco a poco

mi ripigneva[9 - ripignere = respingere] l? dove ‘l sol tace.

Mentre ch’i’ rovinava in basso loco[10 - loco = luogo],

dinanzi a li occhi mi si fu offerto

chi per lungo silenzio parea fioco.

Quando vidi costui nel gran diserto,

“Miserere di me”, gridai a lui,

“qual che tu sii, od ombra od omo certo!”.

Rispuosemi: “Non omo, omo gi? fui,

e li parenti[11 - parenti = latinamente, genitore] miei furon lombardi,

mantoani per patr?a ambedui.

Nacqui sub Iulio, ancor che fosse tardi,

e vissi a Roma sotto ‘l buono Augusto

nel tempo de li d?i falsi e bugiardi.

Poeta fui, e cantai di quel giusto

figliuol d’Anchise che venne di Troia,

poi che ‘l superbo Il?оn fu combusto.

Ma tu perchе ritorni a tanta noia?

perchе non sali il dilettoso monte

ch’? principio e cagion di tutta gioia?”.

“Or se’ tu quel Virgilio e quella fonte

che spandi di parlar s? largo fiume?”,

rispuos’ io lui con vergognosa fronte.

“O de li altri poeti onore e lume,

vagliami ‘l lungo studio e ‘l grande amore

che m’ha fatto cercar lo tuo volume.

Tu se’ lo mio maestro e ‘l mio autore,

tu se’ solo colui da cu’ io tolsi

lo bello stilo che m’ha fatto onore.

Vedi la bestia per cu’ io mi volsi;

aiutami da lei, famoso saggio,

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