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Божественная комедия / Divina commedia

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2015
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Поля
ma ne l’orecchie mi percosse un duolo,

per ch’io avante l’occhio intento sbarro.

Lo buon maestro disse: “Omai, figliuolo,

s’appressa la citt? c’ha nome Dite[130 - Dite – la citt? di Lucifero, posta nella parte inferiore dell’Inferno],

coi gravi cittadin, col grande stuolo”.

E io: “Maestro, gi? le sue meschite[131 - meschita = moschea]

l? entro certe ne la valle cerno[132 - cerno – distinguo chiaramente],

vermiglie come se di foco uscite

Fossero”. Ed ei mi disse: “Il foco etterno

ch’entro l’affoca le dimostra rosse,

come tu vedi in questo basso inferno”.

Noi pur[133 - pur – finalmente] giugnemmo dentro a l’alte fosse

che vallan quella terra sconsolata:

le mura mi parean che ferro fosse.

Non sanza prima far grande aggirata,

venimmo in parte dove il nocchier forte

“Usciteci[134 - usciteci – uscite di qui]”, grid?: “qui ? l’intrata[135 - intrata = entrata]”.

Io vidi pi? di mille[136 - pi? di mille – sono diavoli] in su le porte

da ciel piovuti, che stizzosamente

dicean: “Chi ? costui che sanza morte

va per lo regno de la morta gente?”.

E ‘l savio mio maestro fece segno

di voler lor parlar segretamente.

Allor chiusero un poco il gran disdegno

e disser: “Vien tu solo, e quei sen vada

che s? ardito intr? per questo regno.

Sol si ritorni per la folle strada:

pruovi, se sa; chе tu qui rimarrai,

che li ha’ iscorta[137 - iscortare = scortare] s? buia contrada”.

Pensa, lettor, se io mi sconfortai

nel suon de le parole maladette,

chе non credetti ritornarci[138 - ritornarci – ritornare qui] mai.

“O caro duca mio, che pi? di sette

volte m’hai sicurt?[139 - sicurt? = sicurezza] renduta e tratto

d’alto periglio[140 - periglio = pericolo] che ‘ncontra mi stette,

non mi lasciar”, diss’ io, “cos? disfatto;

e se ‘l passar pi? oltre ci ? negato,

ritroviam l’orm nostre insieme ratto”.

E quel segnor che l? m’avea menato,

mi disse: “Non temer; chе ‘l nostro passo[141 - passo – passaggio]

non ci pu? t?rre[142 - togliere] alcun: da tal n’? dato.

Ma qui m’attendi, e lo spirito lasso

conforta e ciba di speranza buona,

ch’i’ non ti lascer? nel mondo basso”.

Cos? sen va, e quivi m’abbandona

lo dolce padre, e io rimagno[143 - rimanere] in forse,

che s? e no nel capo mi tenciona[144 - tenzonare].

Udir non potti quello ch’a lor porse;

ma ei non stette l? con essi guari[145 - guari – molto tempo, a lungo],

che ciascun dentro a pruova[146 - pruova = prova] si ricorse.

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