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Божественная комедия / Divina commedia

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2015
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Поля
com’ io vidi una nave piccioletta[114 - piccioletto = picciolo]

venir per l’acqua verso noi in quella[115 - in quella = in quel momento],

sotto ‘l governo d’un sol galeoto[116 - galeoto = pilota],

che gridava: “Or se’ giunta, anima fella!”.

“Fleg??s, Fleg??s, tu gridi a v?to”,

disse lo mio segnore, “a questa volta:

pi? non ci avrai che sol passando il loto”.

Qual ? colui che grande inganno ascolta

che li sia fatto, e poi se ne rammarca[117 - rammarcare = rammaricare],

fecesi Fleg??s ne l’ira accolta[118 - accolta – repressa interamente].

Lo duca mio discese ne la barca,

e poi mi fece intrare appresso lui;

e sol quand’ io fui dentro parve carca[119 - parve carca – apparve carica; infatti Dante ? un corpo e non uno spirito].

Tosto che ‘l duca e io nel legno fui,

segando se ne va l’antica prora

de l’acqua pi? che non suol con altrui.

Mentre noi corravam la morta gora[120 - la morta gora – la palude stigia, le cui acque stagnanti sono come morte],

dinanzi mi si fece un pien di fango,

e disse: “Chi se’ tu che vieni anzi ora[121 - anzi ora – prima del tempo, cio? ancor vivo]?”.

E io a lui: “S’i’ vegno[122 - venire], non rimango;

ma tu chi se’, che s? se’ fatto brutto?”.

Rispuose: “Vedi che son un che piango”.

E io a lui: “Con piangere e con lutto,

spirito maladetto[123 - maladetto = maledetto], ti rimani;

ch’i’ ti conosco, ancor sie[124 - sie = s?] lordo tutto”.

Allor distese al legno ambo le mani;

per che[125 - per che = per cui] ‘l maestro accorto lo sospinse,

dicendo: “Via cost? con li altri cani!”.

Lo collo poi con le braccia mi cinse;

basciommi ‘l volto e disse: “Alma sdegnosa,

benedetta colei che ‘n te s’incinse!

Quei fu al mondo persona orgogliosa;

bont? non ? che sua memoria fregi:

cos? s’? l’ombra sua qui fur?osa.

Quanti si tegnon or l? s? gran regi

che qui staranno come porci in brago,

di sе lasciando orribili dispregi!”.

E io: “Maestro, molto sarei vago[126 - vago – desideroso]

di vederlo attuffare[127 - attuffare = tuffare] in questa broda[128 - broda – parola con la quale, beffardamente, Dante definisce la palude]

prima che noi uscissimo del lago”.

Ed elli a me: “Avante che la proda

ti si lasci veder, tu sarai sazio:

di tal dis?o convien che tu goda”.

Dopo ci? poco vid’ io quello strazio[129 - strazio = scempio]

far di costui a le fangose genti,

che Dio ancor ne lodo e ne ringrazio.

Tutti gridavano: “A Filippo Argenti!”;

e ‘l fiorentino spirito bizzarro

in sе medesmo si volvea co’ denti.

Quivi il lasciammo, che pi? non ne narro;

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